Nel mese di Febbraio 2016 si è svolto un importante incontro a Milano a cui, noi di Firotek, abbiamo partecipato con curiosità, certi di poter aggiungere un bel bagaglio tecnico alle nostre attività in materia Legionella.

Il titolo dell’incontro: “Come prevenire, controllare e gestire il rischio di Legionella in ambienti sanitari e comunitari”.

Questo corso organizzato da Istituto Internazionale di Ricerca, è stato condotto dalla Prof.ssa Paola Borella (Direttore Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Dipartimento di Medicina Diagnostica, Clinica e Sanità Pubblica UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA) e dal Dott. Lorenzo Lodola (Dirigente Chimico IRCCS S. MATTEO – PAVIA).

L’incontro ha avuto come scopo il confronto sui seguenti punti:

  • Fornire una panoramica della normativa vigente
  • Conoscere il rischio biologico connesso alla presenza di acqua nebulizzata, impianti di condizionamento e impianti idrici in generale
  • Illustrare gli strumenti per l’autocontrollo del rischio legionellosi
  • Comprendere le principali strategie di prevenzione e i diversi metodi di bonifica degli impianti idrosanitari e di condizionamento (torri di raffreddamento)
  • Conoscere le responsabilità dei gestori impiantisti e dei manutentori
  • Valutare i risultati: vantaggi e limiti di ogni approccio metodologico
  • Gestire l’emergenza

Durante lo svolgimento del corso, si è evidenziato un livello di conoscenza della problematica mediamente elevato, conseguentemente il corso si è trasformato in un proficuo dibattito tra professionisti del settore. Tutti gli argomenti trattati sono stati accuratamente approfonditi ma particolare rilievo si è posto sulle nuove, e in parte discusse, Linee Guida Legionella 2015.

La maggior carenza delle Linee Guida, più volte evidenziata nel dibattito, è la mancata menzione dei risvolti civili e penali e la mancata pubblicazione, ormai molto attesa, in Gazzetta Ufficiale.

Il principale risvolto di questi omessi atti si traduce essenzialmente in una sorta di vuoto legislativo dove l’interessato finale, responsabile della struttura, si trova nella spinosa situazione di non essere obbligato a prendere provvedimenti predittivi, con la conseguente impossibilità a reperire i fondi per questo capitolo di spesa. Lo stesso responsabile si trova comunque ad essere oggetto di carichi penali e civili nel caso si manifestino episodi di Legionellosi.

Le linee Guida sono state pubblicate nelle Gazzette Ufficiali delle regioni Veneto e Sicilia e questo obbliga gli enti dipendenti, come le strutture sanitarie, ad esserne soggetti.
Lo stesso discorso non varrebbe tuttavia per le strutture di altre regioni. Lasciateci commentare con un lamentoso “che pasticcio all’italiana”.

Per quanto riguarda l’argomento di prevenzione Legionella, dobbiamo evidenziare che negli ultimi anni si è registrato un preoccupante aumento dei casi nelle RSA, rimarcando ancora una volta l’importanza di controlli in materia negli ambienti frequentati da soggetti potenzialmente a rischio (anziani e persone debilitate in primis).

 

Da anni ci impegniamo nella nostra attività di sensibilizzazione e monitoraggio del problema Legionella. Oggi, a seguito di queste riflessioni ci sorge spontaneo un interrogativo: Non sarebbe opportuno avere misure chiare di prevenzione, comunicate in maniera idonea da parte degli enti preposti?

Attendiamo con speranza una risposta che, siamo fiduciosi, arriverà.

Articolo a cura di: Luca Lucchetti.

Linee guida Legionella 2015 per la prevenzione ed il controllo della legionellosi. I punti principali.

Indubbiamente molto attese da tutti gli operatori del settore sono state approvate, nella seduta del 7 maggio 2015 della conferenza Stato-Regioni, le nuove “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi”.

Finalmente un testo che può fare chiarezza: oltre all’inserimento di molte situazioni e alla definizione specifica di vari contesti, in queste linee guida si intende riunire in un unico documento tutte le indicazioni riportate precedentemente nelle linee guida nazionali e varie normative:

– Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi, pubblicate in G.U. del 5 maggio 2000.

– Linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-recettive e termali (G.U. n. 28 del 4 febbraio 2005).

– Linee guida recanti indicazioni ai laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della legionellosi (G.U. n. 29 del 5 febbraio 2005).

L’aggiornamento è stato eseguito alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, con l’ausilio dell’Istituto Superiore di Sanità e di figure istituzionali esperte nel settore.

La base di partenza del documento poggia sulla più aggiornata e corrente letteratura scientifica internazionale, nonché su quanto riportato nelle linee guida prodotte a livello mondiale (OMS) e europeo (EWGLI – ECDC), aggiungendo al tutto anche procedure ed evidenze applicate a livello regionale.

Tre le principali novità nelle Linee Guida Legionella 2015:

1. Estrema rilevanza della valutazione del rischio ed estensione della sua redazione indifferentemente a tutte le strutture.

2. Misure da adottare in fase di progettazione e realizzazione degli edifici.

3. Distinzione di diversi casi e di differenti livelli di inquinamento da Legionella con relative differenti misure da porre in essere.

Cerchiamo di capire nello specifico cosa cambia e cosa c’è di nuovo.

– Estensione della Valutazione del Rischio come descritto nel documento ” Linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-recettive e termali” indifferentemente a tutte le strutture, sia civili che industriali nelle quali siano presenti impianti potenzialmente a rischio legionellosi.

Inoltre si specifica come:

– Valutare il rischio
– Gestire il rischio
– Comunicare il rischio

Differentemente in strutture turistico ricettive, strutture termali, strutture sanitarie.

La tabella recante i tipi di interventi in relazione alla concentrazione di Legionella, originariamente una e valida per tutti i casi, cambia radicalmente, più esattamente ne viene redatta una specifica per ogni seguente caso:

– Siti generici con impianti a rischio.

– Impianti di raffreddamento a torri evaporative
o condensatori evaporativi.

– Vasche per idromassaggio.

– Strutture nosocomiali/sanitarie.

Nelle tabelle sopra citate, recanti gli interventi in relazione alla concentrazione di Legionella vengono introdotte, in alcuni intervalli di concentrazione, delle discriminanti in base alla percentuale di campioni positivi o meno al batterio, individuando a seconda dei casi interventi differenti.

Un peso importante è attribuito alla fase di progettazione e realizzazione degli impianti come metodo di controllo e prevenzione, specificamente per impianti idrico sanitari, impianti aeraulici e impianti di raffreddamento con torri o condensatori evaporativi. in ogni tipologia è dettagliatamente descritta la gestione.

Si da rilievo all’indicazione, già adottata da molto tempo in altri paesi europei e in qualche caso locale in Italia, all’istituzione un catasto delle torri di raffreddamento ad umido e dei condensatori evaporativi esistenti, da creare mediante notifica da parte dei responsabili degli impianti di raffreddamento.

E’ dato molto rilievo al rischio legionellosi associato ad attività professionale, obbligando il datore di lavoro delle attività elencate nelle linee guida a redigere a valutazione del rischio specifica per la Legionella.

Maggiori dettagli sulla virulenza del batterio in relazione alla fase ed al luogo di crescita.

Conferma dell’analisi con metodo colturale, l’analisi in qPCR, contrariamente a quanto atteso, non è validata ma viene indicata come vantaggiosa per una rapida analisi di numerosi campioni in siti probabilmente associati ad un caso o ad un cluster di legionellosi, potendo in tempi brevi escludere i siti negativi ed identificare quelli positivi.

Si sostituisce l’allegato per i campionamenti di matrici ambientali per la ricerca di Legionella delle linee guida del 2000 con un nuovo recante maggiori specificità e maggiori indicazioni.

Vengono aggiornati i metodi di prevenzione e controllo del sistema idrico inserendo nel capitolo con nuove evidenze scientifiche. In realtà per questo argomento c’era molta attesa per la validazione di qualche nuova metodica, in compenso sono chiaramente indicati vantaggi, svantaggi e procedure operative per tutti i casi.

Le variazioni sono state molte, sono stati aggiunti casi e situazioni, il documento è completo e preciso, di conseguenza il lavoro da fare per gli operatori del settore sarà molto. Non dobbiamo credere che questo testo sia il punto di arrivo del problema, dobbiamo sempre avere un occhio sulle novità scientifiche non dimenticando che la specificità del singolo caso va analizzata correttamente perché spesso è lì che risiede la soluzione.

Oggi ancor più di ieri, alla luce di queste nuove linee guida legionella 2015, ogni responsabile di struttura che vuole risolvere la problematica in oggetto deve obbligatoriamente rivolgersi a personale qualificato, tecnici preparati e aziende con comprovata esperienza nel settore.
Noi di Firotek offriamo il nostro protocollo Legionella completo di valutazione, gestione e trattamenti sul Rischio Legionella.

Per richiedere assistenza specifica chiamaci ora al Numero Verde 800 300 496 oppure inviaci una mail a info@firotek.it

Rischio Legionella:
Le armi per valutarlo e ridurlo.

Ecco l’articolo completo pubblicato nel mese di settembre su Ambiente e Sicurezza sul Lavoro, il mensile del settore edito da Epc Periodici.

 

Rischio Legionella - Focus tecnico
Ecco il documento in PDF

A fine novembre 2013 si è tenuto un importante corso di aggiornamento a Modena, al quale Firotek ha partecipato, riguardante la Legionella spp, le diverse tecniche innovative per identificarla, la gestione del rischio,  la prevenzione e le metodologie per eradicarla.

Numeroso e di grande spessore è stato il team di relatori e moderatori presenti, tra cui la Prof.ssa Paola Borella, ordinario di Igiene presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Come è noto, la Legionella è un batterio pneumofilo, che agisce sui macrofagi cellulari, provocandone la lisione e la successiva infezione di altre cellule. Non si verificano contagi tra uomo e uomo e non ci sono sviluppi sui meccanismi di virulenza.

I batteri di Legionella crescono nel biofilm degli ambienti acquatici, interagendo con le amebe, i protozoi e i macrofagi presenti e fagocitano i batteri gram + e gram -.

Esistono numerosi tipi di Legionella, per cui deve essere eseguita una tipizzazione, ossia vengono suddivisi in ceppi: isolati isogenici e identici tra loro, ma diversi da altri isolati della stessa specie. Stabilire i ceppi è fondamentale per poter eseguire la finger print tra quello ambientale e quello clinico.

La temperatura gioca un ruolo fondamentale per la crescita e lo sviluppo del batterio, che ad una temperatura inferiore a 50°C ha una crescita ottimale e si può determinare la presenza con il metodo colturale, mentre a temperature superiori a 55°C non c’è crescita batterice e si deve determinare con il metodo molecolare.

Gli impianti che utilizzano l’acqua durante il loro funzionamento, costituiscono un punto critico per l’annidamento, lo sviluppo e la proliferazione della Legionella, in particolare le torri evaporative, le UTA e gli impianti idrici centralizzati, dotati di boiler: quest’ultimo è il vero punto critico dell’impianto, spesso sovradimensionato e in cui si può avere una stratificazione della temperatura, più alta nella parte superiore e minore in quella inferiore. Per evitare la stratificazione è bene installare le pompe shut che permettono un’omogeneizzazione  della temperatura all’interno. La presenza di rami morti, le tubazioni plastiche che si contaminano più facilmente di quelle di rame, l’assenza di un ricircolo funzionante nei servizi igienici e la vicinanza tra la rete dell’acqua fredda e quella dell’acqua calda, sono tutti possibili cause di proliferazione batterica. La temperatura di crescita ottimale per il batterio è compreso tra i 20 e i 45°C, tra i 50 e i 60°C sopravvive, a temperature superiori muore.

I possibili trattamenti di prevenzione sono:

  • Ipertermico continuo, ma è efficace solo se l’impianto è nuovo ed è progettato solo per questo trattamento;
  • Biossido di cloro, ma è altamente corrosivo e aumentando la temperatura, diminuisce l’efficacia; comporta la formazione di sottoprodotti clorati e cloriti;
  • Perossido di idrogeno combinato con l’Argento, ma il costo del prodotto è elevato ed ha problemi di tempi di contatto e penetrazione all’interno del biofilm; favorisce lo sviluppo di batteri ambientali (pseudomonas)
  • Monoclorammine, sembrano essere un metodo efficace, meno aggressivo per le tubazioni, ad eccezione di quelle di rame; non produce sottoprodotti clorati né cloriti.

Nel 2012 sono stati denunciati circa 1.300 casi di infezione da Legionella, in particolare le regioni maggiormente colpite sono state  la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania. Le strutture maggiormente esposte sono gli alberghi, i nosocomi, le strutture sanitarie, le terme e le piscine.

Negli ambienti sanitari il Direttore Sanitario ha una grande responsabilità per la gestione del rischio clinico, in particolare in virtù del D. Lgs. 502/517 229/99, deve mettere in atto misure preventive, e eventualmente risolutive in caso di contaminazioni, per garantire la sicurezza dei pazienti e di tutto il personale presente all’interno della struttura.

I lavoratori maggiormente esposti sono  i manutentori delle torri evaporative, degli impianti di depurazione, i vivaisti, gli addetti alle vendite di vasche idromassaggio e il personale degli autolavaggi. Il D. Lgs. 81/08, il nuovo Accordo Stato Regioni del 7 febbraio 2013 e la UNI EN 83098 :2002, linee guida per la misurazione di microrganismi e endotossine aerodisperse, permettono ai responsabili della sicurezza di conoscere e attuare le procedure da attuare per garantire e tutelare la sicurezza del personale in genere.

Le possibili strategie di difesa comportano ovviamente dei costi da sostenere, che possono essere molto gravosi nel caso di installazione dei filtri terminali con sostituzione mensile (circa 95.000€/annui), o molto più sostenibili nei casi di iperclorazioni, trattamenti con monoclorammine, perossido di idrogeno o biossido di cloro (da 3.000 € a 8.000 €/annui).

Negli Stati Uniti d’America l’uso delle monocloroammine avviene già dal 2002, ed è regolato dagli standard dell’EPA, per cui l’acqua potabile può contenere al massimo 4mg/l di Cl2  (National Primary Drinking Water Regulation EPA, 2002), mentre l’Organizzazione Mondiale per la Salute (WHO) stabilisce uno standard per le monoclorammine usate come disinfettanti pari  a 3 mg/l. Per le di e tri-clorammine non ci sono ancora standard per carenza di informazioni sufficienti a stabilire una linea guida per la salute.

Le clorammine si formano per effetto della reazione fra cloro (Cl2)e ammoniaca (NH3), durante tale reazione si formano tre clorammine inorganiche: monoclorammine (NH2Cl), diclorammine (NHCl2) e triclorammine (NCl3). Frequentemente sono prodotte tramite l’aggiunta di ammoniaca ad acqua contenente cloro libero. Il valore ideale del pH di reazione è 8,4, ossia l’acqua è leggermente alcalina.

NH3 (aq) + HOCl ®NH2Cl + H2O

Le clorammine possono essere usate come candeggianti, disinfettanti ed ossidatori, sono in grado di uccidere i batteri penetrando la parete cellulare e bloccando il metabolismo. A pH superiore a 7 le monoclorammine sono la specie preponderante. Non sono adatte per la disinfezione dell’acqua delle torri di raffreddamento perché i suoi composti reagiscono lentamente con altri microrganismi patogeni.

E’ preferibile usarle rispetto al cloro perché si formano pochi composti organici (trialometani) e cancerogeni (acido acetico alogenico).

Presentano lo svantaggio di non scomparire quando l’acqua rimane ferma per alcuni giorni e devono essere eliminate dall’acqua, che avviene solo mediante l’utilizzo di filtri a carboni attivi, perché a causa del loro basso peso molecolare sono difficili da rimuovere per addolcimento, osmosi inversa, ebollizione o distillazione.

Inoltre quando in acqua sono presenti elevate quantità di materia organica, oltre i 3 ppm, si formano ammine organiche, che non hanno le stesse proprietà di quelle inorganiche.

Infine elevate concentrazioni di ammoniaca servono da nutrienti per la nitrificazione, dei batteri acquatici, che quindi possono aumentare il livello di nitrati nell’acqua, che si trasformano in nitriti nello stomaco, potendo infine formare le N-nitrosammine, cancerogene, reagendo con le proteine del pesce. Essendo i bambini più suscettibili ai nitriti, è sempre consigliabile alimentarli con acqua che abbia questi ioni inferiori ai 25 μg/l.

La presenza di ammoniaca può causare anche la corrosione del piombo (Pb) e del rame (Cu) presenti nelle tubazioni, per impedire che ciò avvenga, perché possono innalzare i livelli di Pb nelle acque ad uso umano, vengono aggiunti gli ortofosfati.

In Europa le linee guida non contengono standard per le clorammine, risulta ancora tra i metodi in corso di studi, saranno aggiunti solo quando la Direttiva  Europea per l’acqua potabile verrà modificata.

In particolare in Italia si fa ancora riferimento alle Linee Guida G. U.  103 del 5/5/2000, nel 2013 ne è stata fatta una revisione con degli aggiornamenti, che saranno pubblicati quest’anno, 2014.

Nell’attesa non abbassiamo la guardia su questa tematica e sui rischi che l’uomo corre per la propria vita, a causa della negligenza o la cattiva informazione degli organi preposti alla tutela della sicurezza. E’ necessario predisporre un Water Safety Plan, che faccia parte del DUVRI, tenersi continuamente aggiornati sulle tecnologie e le metodologie innovative adottabili, predisporre un capitolato speciale e un disciplinare tecnico per stabilire le responsabilità dell’ospedale e del gestore degli impianti.

Articolo tecnico a cura del Team Operations Firotek
Foto tratta da Google immagini

 

Oltre 150 persone infette e almeno due morti. È il risultato, sin qui purtroppo parziale, del propagarsi di una infezione di legionella a Warstein in Germania.

Il focolaio, nel Nordreno Vestfalia, è stato identificato in un stabilimento di depurazione delle acque e ha colpito persone di ogni età. Il batterio attacca i polmoni, provoca febbre e stato di spossatezza che può arrivare fino alla morte. Il ceppo sembra particolarmente virulento dato che è composto di almeno 19 batteri differenti. Spiega un portavoce del locale istituto d’igiene: “È il caso più grave al mondo di contagio provocato da fattori ambientali e non da trasmissione da persona a persona. E i contagiati non rischiano di trasmetterlo a loro volta a qualcun altro”.

Il batterio si sarebbe trasmesso per aerosol, ovvero goccioline infette sarebbero entrate in contatto delle persone che si sono ammalate. Quello che non si capisce è come queste persone, e non altre, siano venute in contatte con le acque contaminate, se cioè abbiano bevuto acqua contaminata dal rubinetto oppure si siano ammalate per altre ragioni. Le autorità cercano di non provocare il panico, ma i punti oscuri sono ancora moltissimi.

Fonte: Euronews

Ecco il focus pubblicato sulla rivista Ambiente e Sicurezza nel numero di Settembre 2013.
E’ importante fare prevenzione in tema Legionella per evitare episodi a volte drammatici come quello molto recente che ha causato la morte di un signore di 69 anni colpito da una polmonite fulminante.

Leggi il focus:

Controllo e prevenzione legionella PDF

Abbiamo voluto fornire un documento facile e semplice in cui si potessero riassumere tutte le informazioni utili per chi si occupa di gestire il problema della Legionella.
Consigliamo di stampare il file e posizionarlo in un posto vicino in modo da avere sempre a portata di mano un promemoria per gli interventi da pianificare.

Lo staff Firotek

Controllo e prevenzione legionella PDF
Ecco il documento in PDF

La ricerca di metodi efficaci per la risoluzione delle più svariate problematiche, è insita nella natura dell’uomo ed è una delle caratteristiche intellettive che lo differenzia dagli altri animali.

Gli elevati standard igienici raggiunti dalla civiltà moderna, per mezzo soprattutto dello sviluppo tecnologico, hanno permesso l’ottenimento di ottimali condizioni di vita, con conseguente miglioramento ed allungamento della stessa.

In ambito sanitario, per quanto riguarda la lotta alla Legionella, la tecnologia ha contribuito molto  ai successi di contenimento delle infezioni, grazie allo sviluppo di sistemi disinfettanti e di controllo della proliferazione microbica sempre più sofisticati ed efficaci. Tuttavia, la tecnologia è NULLA se non controllata e guidata dall’UOMO.

Mi capita spesso di sentire responsabili della sicurezza affermare con fierezza che “per la Legionella facciamo tutto”. Questo da una parte mi rende felice perché vuol dire che una certa informazione ed attenzione alla problematica è presente ma poi, andando ad indagare a fondo, mi accorgo che effettivamente per la Legionella “fanno di tutto, ma per tenersela”. Mi spiego.

La tecnologia ci ha permesso di avere a disposizione numerose macchine disinfettanti che erogano, in continuo, soluzioni a base di cloro, argento, acqua ossigenata etc.. Tutte metodologie estremamente valide per tenere sotto controllo la proliferazione microbiologica e quindi anche la Legionella. Ma queste sono soluzioni di contenimento. Se l’impianto idrico, in ogni suo elemento (boiler, accumuli di acqua fredda e calda, utenze, rompigetti, tubazioni), non è ben manutenuto e disinfettato, queste soluzioni, spacciate per panacea, sono del tutto inutili.

Avete mai ispezionato un boiler? Un accumulo di acqua fredda tipo cassoni o cisterne? Avete mai svitato un rompigetto? Se non manutenuti, vi accorgerete della presenza di terra, fango, incrostazioni e biofilm: tutti elementi di sviluppo e proliferazione della Legionella.

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Assicurarsi che ci sia un’adeguata quantità di disinfettante nell’acqua è assolutamente inutile se le condizioni sono quelle appena descritte e mostrate.

Inoltre, l’abbattimento delle cariche microbiologiche, soprattutto della Legionella, richiede concentrazioni elevate di disinfettante nelle acque e queste condizioni, sono incompatibili con i parametri di potabilità delle acque destinate al consumo umano (Decreto Legge n. 31 del 2001 e s.m.i.).

La lotta alla Legionella comincia proprio da qui. Tutti gli elementi idrici devono essere oggetto di bonifica, disincrostazione e disinfezione con opere manuali e profonde. I boiler devono essere completamente disincrostati (in particolare la serpentina di scambio termico) ed ogni residuo di fango e terra deve essere asportato. Stessa cosa per gli accumuli dell’acqua fredda. Inoltre, la distribuzione idrica deve essere sottoposta a trattamenti di disinfezione shock, con elevate quantità di antibiofilm e disinfettanti per breve periodo (20 ppm o 50 ppm di cloro libero attivo per 2 ore oppure 1 ora come previsto dalle Linee Guida per la Legionella). Infine, gli elementi distali come i rompigetto devono essere puliti e disinfettati oppure sostituiti.

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Solamente a seguito di un trattamento completo e profondo su ogni elemento idrico (boiler, accumuli acqua fredda e calda, distribuzione idraulica e utenze finali) ha senso installare, sull’impianto, un sistema di disinfezione continuo: bisogna raggiungere la condizione igienica perfetta per poterla mantenere nel tempo.

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